I falsi miti sulla migrazione da server a Microsoft 365
È capitato almeno una volta nella vita di ognuno di noi di dover traslocare e diciamolo, è un’attività stressante e piena di imprevisti: gli scatoloni sono pesanti e trasportarli è faticoso, gli oggetti più fragili possono rompersi e smontare e rimontare i mobili nella nuova sede richiede tanto tempo e pazienza. Ma è anche uno step importante nella vita di tutti che rappresenta un vero e proprio “upgrade”.
E per molte aziende traslocare in cloud coincide proprio con un upgrade.
Migrare la propria infrastruttura IT da server a Microsoft 365 può inizialmente sembrare oneroso come un trasloco: porta molti vantaggi ormai ben noti - dal poter usufruire di maggiori servizi della suite Microsoft 365 al risparmiare le spese di manutenzione e cambio del server - ma allo stesso tempo si pensa che sia un processo difficile e rischioso.
In realtà non è proprio così.
Molte aziende hanno ancora dubbi su come avviene la migrazione e circolano molti falsi miti al riguardo, e questo è un buon momento per sfatarli.
Ecco di seguito i 4 falsi miti sulla migrazione a Microsoft 365:
1. La migrazione dura tanto tempo
Può durare anche un solo giorno! Tuttavia, è difficile stabilire una media precisa perché la durata è varia e dipende da diversi fattori. Proprio come in un trasloco, più scatole pesanti ci sono e più stanze devono essere sistemate e arredate, maggiore sarà la durata. La migrazione dipende, infatti, dal numero di file da trasferire, dal loro volume e dalla struttura dei dati sul server: maggiori sono le cartelle e le sottocartelle, più duraturo sarà il processo di migrazione.
2. Sono costretto a trasferire tutti i dati nel cloud
In realtà, ogni azienda può intraprendere un percorso personalizzato e differente quando decide di passare al cloud, stabilendo innanzitutto da quale parte iniziare, ad esempio con la migrazione di documenti di singoli reparti, oppure di dati che servono ai collaboratori dedicati di più allo Smart Working, lavorando spesso da caso o in trasferta, oppure passando interamente in Cloud. Le strade sono tante, è importante valutare dove partire, quali dati migrare e quali tralasciare: quelli più datati ed inutilizzati magari è meglio considerare di cancellarli definitivamente o lasciarli sul server. La migrazione può rivelarsi come ottima occasione per fare pulizia nei server aziendali!
3. Se commetto un errore durante la migrazione mi si cancellano i dati
Durante il processo della migrazione tutti i file e i dati da trasferire vengono copiati in cloud, cioè la situazione nel luogo di origine (file server) non cambia e tutti i file sono sempre a disposizione in modo tale che nulla venga perso. Se mancano file o accadono imprevisti, non c’è nessun problema, si possono correggere manualmente. Il processo di migrazione non viene ultimato e nessun server viene disattivato finché tutti i dati sono migrati regolarmente.
4. Devo fermare il lavoro o la produzione
Non è del tutto vero, si può fare la migrazione anche nelle ore lavorative e applicare strategie di efficienza temporale. La migrazione può accadere in piccoli passi. Mentre i collaboratori stanno lavorando sui file un primo trasferimento parte nel “background” senza che nessuno se ne accorga. In un ultimo passo, i file vengono resi disponibili agli utenti nella modalità di sola lettura e si compie successivamente una seconda fase di migrazione che tenga conto delle ultime modifiche. Questa fase spesso si pianifica il venerdì quando l’azienda di solito non è operativa e da lunedì il nuovo cloud è attivo e i dati sono accessibili.
La migrazione da server locale verso una piattaforma basata su cloud si dimostra un processo molto più semplice di quanto pensi, soprattutto quando puoi fare affidamento su un partner IT che ti accompagna in tutte le sue fasi, protegge i tuoi dati assicurandosi di evitare cancellazioni, pianifica la struttura del cloud e fa formazione sul suo utilizzo, post migrazione.